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domenica 13 dicembre 2009

Ti scrivo da una guerra


Ti scrivo da una guerra
senza parole:
“gli occhi rotti di sangue
come il ghiaccio in febbraio
sono il compagno d’armi
che mi ha mangiato il cuore”.
Madre, non passa giorno,
qui nel deserto,
che non fischia la paura
ed il campo di notte
è ansito dei silenzi:
“non c’è traghettatore ai nostri sogni”.
A questo chiedo
“pettina a mani laccate il mio grano,
come il buffo salmastro di settembre,
quando raggranellavo smarrimento,
quasi sabbia a disparire nel mare”.
Ventiquattro anni
convitato alla morte;
vivo, madre, come ombra
in pietra senza pianto,
nell’atteso cristallo di diverso colore
che sciorre in plenitudine la paura.

Ti scrivo da una guerra
con le parole:
“c’è un dove che ha il rosso del melograno,
il bacio rubato del pesco in fiore,
un passo fiorito di veste lieve:
mano alla mano con gli occhi al sereno”.

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