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sabato 1 febbraio 2014

WALTER VETTORI AL TRENTINO BOOK FESTIVAL II EDIZIONE







Cari lettori vi allego il link dello spettacolo, dal titolo "Voci della città"(Walter Vettori e Marco Latino sotto la sigla "Spettacolo e Culture"), registrato in occasione della seconda edizione del Trentino Book Festival (giugno 2012).

http://storify.com/waltervettori/voci-della-citta

mercoledì 3 novembre 2010

OMAGGIO A RINO GAETANO




ALDIQUA' DEL BLU


Aldiquà del blu

ci sei sempre tu

che ti fermi a giocare

con il sale del mare.


Si è sporcato quel bianco

della veste nuova del Santo

agucchiata dal tempo

e dalla tecnologia;

zia Rosina si guarda

nello specchio del tempio

ed il vetro si è rotto

e mi metto un cappotto

perché fuori fa freddo

e c'è un cane che passa

fra il passaggio dei cani,

è un miraggio di mani,

la normalità.

A Pistoia si sfila

son più di centomila

ed il cielo di Rino

è sempre più blu.


Aldiquà del blu

ci sei sempre tu

che ti fermi a giocare

con il sale del mare.



Chi sei tu?

La pastasciutta al ragù

non la fanno più,

il condimento abbonda,

una nuova rotonda,

ma il traffico aumenta

per chi è morto in città.

Ahi Maria!,

presbiopia e nostalgia,

l'operaio della Fiat

parla il serbo e il polacco,

in tivù un nuovo pacco,

il notaio ha detto si.

Ti ti ti ti,

cancello le parole

che vagano da sole,

perché ho ombra e carne

e il relè dell'allarme

è scattato in città.


«Onorevole, scusi!»,

«Sua Santità, perdoni!»,

siamo triti bocconi,

per tutti quelli ...che banca è?

siamo le morti bianche,

siamo le facce stanche,

sopra l'impalcatura

siamo la paura,

schiacciati, stritolati,

trafitti, investiti,

sepolti, impigliati,

precipitati,

decapitati,

gassati, ammazzati

...assolti.



Aldiquà del blu

ci sei sempre tu

che ti fermi a giocare

con il sale del mare.


Alla stazione il Novecento,

lo striscione e il precario,

il Parlamento ed il puparo;

chi si finge buffone

mentre gioca a canasta,

fra slogan e cerone,

una vecchia che salta con l'asta.


La casta e l'innocenza

insania conoscenza,

la finta cieca, balla,

ma il popolo non suona,

della stalla e il fienile

solo un volo infantile;

le scarpe nel cortile,

oggi è venerdì,

ma i piedi sono pochi

prendiamoci un tassì.

Il 60 è in ritardo,

il 109 in officina

ha problemi di gasolina,

discorre il cellulare

l'auricolare canta

i miei sogni di anarchia.

L'utopia, una parola,

una mano, dieci euro,

i bagni della scuola

problemi con la spesa,

la stampa cerca casa

parole sulla spiaggia

ed il cielo di Rino

è sempre più blu.


Aldiquà del blu

ci sei sempre tu

che ti fermi a giocare

con il sale del mare.




Walter Vettori

diritto d'autore riservato




domenica 9 maggio 2010

La pietra di San Martino (parte prima) (1)





Sono le mani che spaccano pietre
una tosse che fa eco da tanto
sono la pietra rossa ed il suo pianto.

Fra un clangore di ragazzi in battaglia,
(per portare della vittoria il vanto
anche i coppi lanciavano dai tetti),
dagli occhi indiscreti della “predaia” (2)
mi nasconde sul carro una tovaglia;

ora che il fumo sopravvive alla minestra,
si lasciano con la lavanda i fazzoletti,
e la sera, fuori dalla finestra,
addorme senza sogni la grande cucchiaia.

Lassù, dal ventre delle cave, la chiacchiera
par soffiar via ogni polvere del giorno andato
e si ricorda il fiume con le sue zattere,
mentre i vecchi, sottecchi, in man la sputacchiera
masticano a lungo quel tempo immaginato.

Assonnata, la notte si mostra alle cose,
piana scuote le anime dei morti ammazzati
che scarruffano il cielo della verde Torre (3)
nel rincorrer la testa con mazzi di rose;

su questo carro sono tonda pietra,
e mattinale incanto l’alipede bimbo,
che fu chiamato Santo, dalla sua faretra
sfila la notte e l’ipocrita fede,
così Simonino gioca all’arciere (4)
mentre un nimbo s’affaccia alla gialla finestra.

Or la notte dalla fumante brace
cola sopra i vermi e l’anello episcopale
dove anela la verità che tace
quel giorno che volò la colomba pasquale.

Si muovono sonnolente le facce
che sorde della loro stessa voce
al rombante tremar di questo carro
fanno gentili cenni al peso della giarra;

così vado, tonda e piccola tra altre pietre
che son diverse perché torneranno grano.


Note:

(1) San Martino: borgo tra i più pittoreschi ed antichi della città di Trento; era stretto fra l'Adige e le rupi della Cervara.(Nota tratta da Trento città del Concilio – Ambiente, storia e arte di Trento e dintorni 2a ed.: Arca Edizioni, 1995 di Aldo Gorfer).

(2) “predaia”: deriva dal termine dialettale trentino “preda” o “prea” che significa pietra o sasso; con tale nome si indicava la zona delle cave posta vicino al quartiere di San Martino.

(3) Torre Verde: potente edificio medievale prolungamento di piazza della Mostra e si affacciava sull'Adige. (Nota tratta da Trento città del Concilio – Ambiente, storia e arte di Trento e dintorni 2a ed.: Arca Edizioni, 1995 di Aldo Gorfer).

(4) Simonino: Simonino da Trento (tradizionalmente noto anche come San Simonino), fanciullo morto durante la Pasqua del 1475 e venerato come Beato dai cattolici sino al 1965. Le sue vicende costituiscono una notevole testimonianza delle persecuzioni subite dalle comunità ebraiche e delle strumentali accuse, di "omicidio rituale" che ebbero notevole diffusione in quel periodo nei loro confronti. (nota tratta da Wikipedia on line).