domenica 14 febbraio 2016
sabato 19 dicembre 2015
giovedì 8 gennaio 2015
sabato 1 febbraio 2014
WALTER VETTORI AL TRENTINO BOOK FESTIVAL II EDIZIONE
Cari lettori vi allego il link dello spettacolo, dal titolo "Voci della città"(Walter Vettori e Marco Latino sotto la sigla "Spettacolo e Culture"), registrato in occasione della seconda edizione del Trentino Book Festival (giugno 2012).
http://storify.com/waltervettori/voci-della-citta
mercoledì 3 novembre 2010
OMAGGIO A RINO GAETANO
ALDIQUA' DEL BLU
Aldiquà del blu
ci sei sempre tu
che ti fermi a giocare
con il sale del mare.
Si è sporcato quel bianco
della veste nuova del Santo
agucchiata dal tempo
e dalla tecnologia;
zia Rosina si guarda
nello specchio del tempio
ed il vetro si è rotto
e mi metto un cappotto
perché fuori fa freddo
e c'è un cane che passa
fra il passaggio dei cani,
è un miraggio di mani,
la normalità.
A Pistoia si sfila
son più di centomila
ed il cielo di Rino
è sempre più blu.
Aldiquà del blu
ci sei sempre tu
che ti fermi a giocare
con il sale del mare.
Chi sei tu?
La pastasciutta al ragù
non la fanno più,
il condimento abbonda,
una nuova rotonda,
ma il traffico aumenta
per chi è morto in città.
Ahi Maria!,
presbiopia e nostalgia,
l'operaio della Fiat
parla il serbo e il polacco,
in tivù un nuovo pacco,
il notaio ha detto si.
Ti ti ti ti,
cancello le parole
che vagano da sole,
perché ho ombra e carne
e il relè dell'allarme
è scattato in città.
«Onorevole, scusi!»,
«Sua Santità, perdoni!»,
siamo triti bocconi,
per tutti quelli ...che banca è?
siamo le morti bianche,
siamo le facce stanche,
sopra l'impalcatura
siamo la paura,
schiacciati, stritolati,
trafitti, investiti,
sepolti, impigliati,
precipitati,
decapitati,
gassati, ammazzati
...assolti.
Aldiquà del blu
ci sei sempre tu
che ti fermi a giocare
con il sale del mare.
Alla stazione il Novecento,
lo striscione e il precario,
il Parlamento ed il puparo;
chi si finge buffone
mentre gioca a canasta,
fra slogan e cerone,
una vecchia che salta con l'asta.
La casta e l'innocenza
insania conoscenza,
la finta cieca, balla,
ma il popolo non suona,
della stalla e il fienile
solo un volo infantile;
le scarpe nel cortile,
oggi è venerdì,
ma i piedi sono pochi
prendiamoci un tassì.
Il 60 è in ritardo,
il 109 in officina
ha problemi di gasolina,
discorre il cellulare
l'auricolare canta
i miei sogni di anarchia.
L'utopia, una parola,
una mano, dieci euro,
i bagni della scuola
problemi con la spesa,
la stampa cerca casa
parole sulla spiaggia
ed il cielo di Rino
è sempre più blu.
Aldiquà del blu
ci sei sempre tu
che ti fermi a giocare
con il sale del mare.
Walter Vettori
diritto d'autore riservato
domenica 9 maggio 2010
La pietra di San Martino (parte prima) (1)
Sono le mani che spaccano pietre
una tosse che fa eco da tanto
sono la pietra rossa ed il suo pianto.
Fra un clangore di ragazzi in battaglia,
(per portare della vittoria il vanto
anche i coppi lanciavano dai tetti),
dagli occhi indiscreti della “predaia” (2)
mi nasconde sul carro una tovaglia;
ora che il fumo sopravvive alla minestra,
si lasciano con la lavanda i fazzoletti,
e la sera, fuori dalla finestra,
addorme senza sogni la grande cucchiaia.
Lassù, dal ventre delle cave, la chiacchiera
par soffiar via ogni polvere del giorno andato
e si ricorda il fiume con le sue zattere,
mentre i vecchi, sottecchi, in man la sputacchiera
masticano a lungo quel tempo immaginato.
Assonnata, la notte si mostra alle cose,
piana scuote le anime dei morti ammazzati
che scarruffano il cielo della verde Torre (3)
nel rincorrer la testa con mazzi di rose;
su questo carro sono tonda pietra,
e mattinale incanto l’alipede bimbo,
che fu chiamato Santo, dalla sua faretra
sfila la notte e l’ipocrita fede,
così Simonino gioca all’arciere (4)
mentre un nimbo s’affaccia alla gialla finestra.
Or la notte dalla fumante brace
cola sopra i vermi e l’anello episcopale
dove anela la verità che tace
quel giorno che volò la colomba pasquale.
Si muovono sonnolente le facce
che sorde della loro stessa voce
al rombante tremar di questo carro
fanno gentili cenni al peso della giarra;
così vado, tonda e piccola tra altre pietre
che son diverse perché torneranno grano.
Note:
(1) San Martino: borgo tra i più pittoreschi ed antichi della città di Trento; era stretto fra l'Adige e le rupi della Cervara.(Nota tratta da Trento città del Concilio – Ambiente, storia e arte di Trento e dintorni 2a ed.: Arca Edizioni, 1995 di Aldo Gorfer).
(2) “predaia”: deriva dal termine dialettale trentino “preda” o “prea” che significa pietra o sasso; con tale nome si indicava la zona delle cave posta vicino al quartiere di San Martino.
(3) Torre Verde: potente edificio medievale prolungamento di piazza della Mostra e si affacciava sull'Adige. (Nota tratta da Trento città del Concilio – Ambiente, storia e arte di Trento e dintorni 2a ed.: Arca Edizioni, 1995 di Aldo Gorfer).
(4) Simonino: Simonino da Trento (tradizionalmente noto anche come San Simonino), fanciullo morto durante la Pasqua del 1475 e venerato come Beato dai cattolici sino al 1965. Le sue vicende costituiscono una notevole testimonianza delle persecuzioni subite dalle comunità ebraiche e delle strumentali accuse, di "omicidio rituale" che ebbero notevole diffusione in quel periodo nei loro confronti. (nota tratta da Wikipedia on line).