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domenica 9 maggio 2010

Il sogno di Mario






Mi hai guardato, blu oltremare chiaro,
come si guarda un figlio redire dal mare,

bionda treccia spezzata dall’ignaro
badile, tra il recere rantoloso
di carne disopra schegge di carne.

Ecco di voi, morti delle mie notti,

involo il frutto degli orti dai carri
passanti fra noi “smargeloti” (1)
della “Portela”, la dolce mela che (2)

in mostra fra i denti danzanti sopra rami insecchiti
dispare tritata da un batter di zoccoli,
trafitta da un ciel ignaro di luce (3)

e come folata di vergine terra,
solleva la vesta alla lavandaia
che canta il mattino fra la “bugada”. (4)

Madre, son lontani a lato dei carri
i tuoi sciolti capelli, i primi ricordi,

ed ora che quanti siete saliti,
a quei frutti precordi volgete gli sguardi,
e nel marezzo dei volti di marmo,

colgo un rosso che sembia un fiorito.

Dattorno tutto si ferma impagliato,
salvo un canto di vino, che dai carri
va a diporto come un fiato fatato:

ribatte, sopra queste secche foglie,
la cadenza di sempre:
lene è il passo del pianto.

Note:
1) “smargeloti”: ragazzini.

(2) “Portela”: piazza della città di Trento, interamente rasa al suolo durante i bombardamenti del 2 settembre 1943.
(La chiamavano la “repubblica della Portèla” e più che una piazza e una strada era un vero quartiere con una identità precisa che ne differenziava la gente dal resto della città (costituito da via Prepositura, via Santa Margherita, via Tommaso Gar, vicolo San Giovanni, piazza Santa Maria Maggiore, via Pozzo, vicolo Morosante e l'ultimo tratto di via Roma dalla chiesa di S.Francesco Saverio alla Torre Vanga)… Tratto dal libro di Gian Pacher – Cara vecchia Trento – Casa editrice Panorama – Trento).

(3) ignaro di luce: cfr. Dante, Inferno, canto V, 28-30: “Io venni in loco d’ogne luce muto, / che mugghia come fa mar per tempesta, / se da contrari venti è combattuto”.

(4) “bugada”: bucato

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